Nel Lazio si prevedono altri 600 infermieri in meno
Se le condizioni di lavoro non dovessero cambiare nel Lazio si prevedono altri 600 infermieri in meno nel pubblico impiego in questo 2022.
A conti fatti solo nell’anno 2021 sono stati 600 gli infermieri regolarmente assunti nel pubblico impiego che hanno abbandonato la professione.
In questa fuga collettiva, ad incidere sono le condizioni di lavoro in cui verte la categoria, sempre più demotivata.
L’infermiere è una professione usurante e sottopagata: turni di lavoro massacranti e buste paga, nel pubblico, ferme da anni e senza adeguamenti.
Come sottolineato a Il Messaggero da Stefano Barone, segretario del NurSind del Lazio, “nel 2022 i numeri sono destinati solo ad aumentare”. I motivi? “Beh, le loro condizioni di lavoro sono diventate insostenibili: stipendi più bassi rispetto al resto d’Europa, con lo Stato che non ha nemmeno erogato loro l’indennità straordinaria Covid da 75 euro, turni estenuanti, assenza di un adeguato turn-over e aggressioni continue, decine e decine al giorno soprattutto nei pronto soccorso”.
E a mollare tutto non sono soltanto quelli che, prossimi all’età di ritiro, optano per il prepensionamento: nell’ultimo semestre del 2021 si sono licenziati tanti operatori tra i 30 e i 50 anni, che non riescono più a reggere la pressione.
600 infermieri che si dimettono sono poco meno del 2 per cento dei 40mila iscritti nel Lazio all’ordine di categoria.
Ma è una percentuale, che se presa da sola, può essere ingannevole: anche perché negli ospedali della Capitale e dalla Regione Lazio, già prima del Covid, mancavano all’appello 5mila addetti, senza considerare che oltre 8mila sono quelli che quest’anno matureranno i requisiti per la pensione.
Tutto ciò mentre i malati e la domanda di sanità cresce e reclutare nuovi infermieri sul mercato è una vera impresa.
Ora la domanda è un’altra… quale soluzione per arrestare l’emorragia?
La soluzione, ovviamente, è complicata. Di infermieri formati, assertivi e pronti a farsi massacrare dalla nostra sanità per pochi spiccioli è difficile trovarne.
Tuttavia, dopo l’esaurimento della graduatoria del concorso del Sant’Andrea, a breve dovrebbe essere lanciato dall’Asl Roma 2 un bando per selezionare e assumere altri professionisti, ma non è detto che basti.
Perché, come evidenziato da Barone, “negli ospedali di secondo livello, quelli che garantiscono ancora più specializzazioni, si fa fatica a fare i turni. E parlo del San Camillo, Tor Vergata, San Giovanni, Sant’Andrea o del Policlinico Umberto I. In ognuno di questi servirebbe almeno un migliaio di uomini e donne in più.”
Il prossimo venerdì mattina, nei pressi di Torre Argentina, ci sarà un presidio degli infermieri iscritti al sindacato, che per quel giorno ha proclamato 24 ore di sciopero.
Andrea Bottega, leader del NurSind, nota che «la situazione di Roma è lo specchio di quanto accade in tutta Italia. In queste condizioni come si pensa di trattenere chi già svolge la professione e, nel contempo, di riuscire ad attrarre i giovani?»