Guerra Ucraina e psicosi nucleare: corsa allo iodio
Aumenta la psicosi del nucleare, a seguito degli ultimi fatti di Guerra in Ucraina, con conseguente corsa all’acquisto in farmacia di compresse di iodio in Italia per attutire gli effetti da radiazione. Tuttavia i medici allertano: mai assumerle in assenza di radioattività.
Compresse allo iodio da assumere contro le radiazioni? O addirittura preventivamente?
Gli esperti mettono in guardia dal fai-da-te.
Si tratta infatti di una pratica sbagliata e altamente rischiosa.
Utilizzato in seguito all’incidente nella centrale di Černobyl’, nel 1986, è un sale di iodio stabile, ossia non radioattivo, in grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.
Il tema è diventato di attualità dopo le operazioni contro le centrali nucleari di Zaporižžja e Černobyl’ che sono passate nelle mani delle armate russe.
In particolare in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, è scattata una vera e propria psicosi da nucleare, con tanto di corsa nelle farmacie a caccia delle compresse di ioduro di potassio (KI).
L’Italia, attualmente, sta verificando le scorte di compresse di iodio stabile presenti nelle farmacie, in seguito all’escalation dell’offensiva russa in Ucraina e del conseguente rischio nucleare dopo l’attacco alla centrale più grande d’Europa di Zaporižžja.
La somministrazione di iodio fa parte della strategia per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni.
Le cronache danno conto di un’accresciuta richiesta delle pillole in diverse zone del Paese e la Protezione civile ed il ministero della Salute hanno attivato una ricognizione sulle riserve.
Mentre gli esperti invitano ad evitare il fai-da-te ricordando quanto sia importante assumerlo in dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività.
La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche del 2010, che a breve sarà aggiornato, secondo quanto detto dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio.
In caso di «incidente severo» ad una centrale nucleare, indica il Piano, il Dipartimento può decidere di attivare «la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».
Si tratta, viene spiegato nel documento, di una «efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, purché venga attuata tempestivamente (da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione)».
Vengono raccomandate dosi da 10 mSv per la fascia 0-18 anni, le donne in gravidanza e in allattamento e da 100 mSv per gli adulti.
Alcuni Paesi nucleari come Francia e Svizzera distribuiscono compresse alla popolazione che risiede nelle vicinanze dell’impianto e si ritiene che anche l’Italia debba organizzarsi, progettando, si legge nel Piano, «un sistema di stoccaggio finalizzato alla distribuzione rapida in emergenza».
Considerando che la profilassi per esser efficace deve esser eseguita a al più tardi entro 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione, il Piano indica due possibili modelli:
- la costituzione di scorte di compresse nelle farmacie dei territori potenzialmente esposti con distribuzione gratuita in caso di allarme, su disposizione della Protezione Civile;
- oppure lo stoccaggio decentrato presso strutture idonee, e distribuzione a cura del sistema sanitario territoriale (118).