La giornata internazionale dell’infermiere
Celebrata la giornata internazionale dell’infermiere. Ricordati Lorella e Lidano. Una funzione insostituibile
E’ stata festeggiata la giornata internazionale dell’infermiere. Si festeggia il12 maggio in onore di Florence Nightingale, infermiera britannica conosciuta come la signora con la lanterna, considerata la madre dell’infermieristica moderna, nata il 12 maggio del 1820 a Firenze. Per l’occasione, l’Opi, l’ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Latina, ha organizzato in piazza del Popolo una serie di iniziative di prevenzione e di educazione alla salute, e la proiezione del film “Io Resto” del regista Mario Ajello, dedicato al ruolo e all’impegno che infermiere e infermieri hanno avuto nella pandemia rischiando la vita per dare assistenza.
“Una figura incredibilmente importante per il nostro Sistema Sanitario e per il rafforzamento della Sanità Territoriale – ha ricordato oggi l’assessore regionale alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato, ringraziando operatrici e operatori per lo sforzo straordinario impiegato, soprattutto in questa fase di contrasto alla pandemia da #Covid19. “Grazie a voi, la Regione Lazio ha ottenuto risultati importanti. Adesso dobbiamo guardare e programmare il futuro e, per questo, l’infermiere è una figura cardine”.
“Professionalità, spirito di sacrificio, umanità: grazie di cuore al personale infermieristico per esserci sempre e per quanto è stato fatto durante l’emergenza pandemica. E complimenti all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Latina per le iniziative in programma stasera in piazza del Popolo. Io ci sarò e porterò il saluto della città di Latina”, è il messaggio del sindaco Coletta.
L’infermiere è vita, relazione e futuro – ha sottolineato durante la presentazione dell’iniziativa dell’Ordine di Latina, la presidente Nancy Piccaro ricordando i colleghi scomparsi a causa del covid, ma anche la voglia di guardare avanti, alle nuove sfide della professione, nevralgica per il potenziamento della sanità territoriale e della presa in carico. “La pandemia non è ancora sconfitta ma la campagna vaccinale ci permette ora di stare insieme e di riattivare quelle forme di relazione con i cittadini interrotte in questi ultimi anni. Per presentare la nostra iniziativa prendiamo spunto da <Ovunque per il bene di tutti>, lo slogan del congresso nazionale Opi tuttora in corso: l’infermiere è una figura professionale che agisce sul territorio e vicino al cittadino, è l’anello fondamentale della catena del sistema sanitario. Tre fasi ci contraddistinguono: l’infermiere è vita, perché dove non c’è aumenta la mortalità del 33%; l’infermiere è relazione, perché più di altri è in grado di stare vicino al paziente, prendendo in carico la persona in carico nella sua interezza, compresi il carico emotivo ed il contesto sociale e familiare; l’infermiere è futuro, perché in sua assenza il nostro sistema sanitario non avrebbe possibilità di crescere. Su quest’ultimo aspetto voglio evidenziare la sfida lanciata dai progetti del Pnrr, che puntano sullo sviluppo dell’assistenza, della telemedicina e della presa in carico. In questa prospettiva si afferma la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, un professionista della salute in grado di avvicinarsi il più possibile alla sfera personale del paziente e in grado di diffondere la cultura della prevenzione promuovendo l’adozione di corretti stili di vita. Per questo intendiamo rafforzare il patto con i cittadini, con questo intento abbiamo organizzato l’evento”. Un pensiero è andatoa Lorella e Lidano due infermieri deceduti a causa del Covid. Anche grazie a loro siamo anmdatiaavantied oggi la situazione è migliorata.
“Durante la conferenza è intervenuto in videocollegamento il regista di “Io Resto”, Michele Aiello. L’opera, premiata in svariati festival cinematografici internazionali, è stata realizzata utilizzando come set reale l’Ospedale Civile di Brescia, uno dei più grandi d’Europa: “Il titolo al singolare, Io Resto, è per il modo di vivere in maniera intima e personale la scelta di rimanere in ospedale e continuare a svolgere il proprio lavoro. La figura dell’infermiere è spesso marginale nel racconto degli ospedali ma merita invece la massima considerazione per quello che sa offrire e per ciò che sa trasmettere. Mi è stata data la possibilità di poter vedere dentro il reparto e ho potuto quindi realizzare un film che non è uno spot e non ha nulla di promozionale: è uno sguardo esterno e indipendente, che racconta quanto accaduto durante la prima ondata pandemica”.