Complessità Assistenziale
La complessità assistenziale è una valutazione multicriterio che misura il livello di prestazione da erogare in base al bisogno del paziente.
Il concetto di complessità assistenziale, pur essendo molto dibattuto e non definito nelle sue caratteristiche essenziali, nasce, diversamente dai vecchi modelli di riferimento, dalla necessità di misurare l’assistenza infermieristica da erogare in base ai reali bisogni dell’assistito.
La complessità assistenziale degli anziani non autosufficienti richiede un approccio sistemico e una modalità di risposta personalizzata e adeguata ai loro bisogni.
Non esiste una definizione univoca di complessità assistenziale, perché questo concetto può essere espresso secondo vari modelli interpretativi.
Tuttavia la misurazione della complessità assistenziale è oggi più che mai una priorità per le direzioni infermieristiche, che sono sollecitate a garantire prestazioni di qualità a fronte di una riduzione delle risorse disponibili.
Attraverso l’individuazione di indicatori misurabili, replicabili e oggettivi è infatti possibile misurare il livello delle prestazioni sanitarie da erogare, tracciare le attività e le eventuali criticità.
L’assegnazione del livello di cura richiesto consegue ad una valutazione.
Ad indicare il setting più appropriato di assistenza è la componente clinica, che una volta stabilita, attraverso scale validate, assegna al paziente un preciso livello nel quale esso riceverà le cure prescritte, secondo uno specifico grado di intensità.
L’assistenza per intensità di cura prevede tre livelli:
- Alta intensità (degenze intensive e sub intensive);
- Media intensità (degenze per aree funzionali: area medica, chirurgica, materno – infantile);
- Bassa intensità (pazienti post acuti).
Ne consegue quindi la necessità di applicare nuovi modelli di lavoro interprofessionali e multidisciplinari.
Il fine che ci si propone è garantire un’assistenza ottimale ad ognuno dei livelli intensità nel quale il paziente viene collocato.
Sono presenti numerose esperienze che riguardano i sistemi di codifica delle condizioni dei pazienti ma l’analisi della letteratura infermieristica più recente impone l’individuazione di uno strumento che permetta di analizzare la complessità clinica sia dal punto di vista medico, che assistenziale.
Uno strumento integrato di valutazione di intensità assistenziale e di complessità medica ci permette di individuare i pazienti che necessitano di cure a alta, media e bassa intensità.
La complessità assistenziale è stata studiata negli ultimi anni attraverso diversi metodi.
Nel nostro Paese, negli ultimi decenni sono stati sviluppati e diffusi, soprattutto in ambito ospedaliero, tre metodi per valutare la complessità dei pazienti e sono:
METODO ICA
Indice di Complessità Assistenziale (ICA) il quale definisce un set di indicatori tecnicamente validi, affidabili e coerenti con alcuni postulati definiti nel modello.
Questa metodologia si propone non solo come uno metodo di raccolta dei dati, ma piuttosto come un sistema integrato di analisi organizzativa in grado di favorire l’applicazione dei modelli professionali assistenziali e di garantire un adeguato processo decisionale dell’infermiere.
Tale indicatore esprime frequenza e caratteristiche di presentazione delle problematiche assistenziali, opportunamente sintetizzate e standardizzate, unitamente alle possibili variazioni.
Il fine è quello di orientare l’attività infermieristica al riscontro di priorità assistenziali individuali o generali (siano esse del singolo utente o di un’unità operativa o anche di strutture maggiori), disponendo di informazioni e garantendo così la valutazione e il miglioramento continuo della qualità.
METODO SIPI
Il Sistema Informativo della Performance Infermieristica (SIPI) dell’università di Milano, definisce una classificazione dei vari profili di complessità dell’assistenza che si configurano nelle Unità Operative delle Aziende Sanitarie, sulla base del criterio della performance infermieristica, ossia dell’insieme di interventi infermieristici rappresentativi della complessità assistenziale.
Tale sistema informativo prevede la creazione di un modello per l’elaborazione di griglie di rilevazione basate su dati rappresentativi dell’assistenza infermieristica.
Il SIPI ha lo scopo di poter disporre di dati oggettivi e confrontabili e migliorare così la qualità complessiva dell’assistenza infermieristica.
In particolare tale sistema si propone di:
- allocare il personale infermieristico in funzione della complessità dell’assistenza infermieristica;
- documentare l’impiego della risorsa infermieristica;
- contribuire al monitoraggio e alla determinazione dei costi dell’assistenza infermieristica;
- definire un coefficiente di distribuzione del personale di supporto in relazione alla complessità assistenziale infermieristica.
Il SIPI si basa su una scheda di rilevazione la quale, fondata su dati rappresentativi della performance infermieristica, fornisce una quadro sintetico ed esaustivo dei profili di complessità dell’assistenza.
METODO MAP
Il Modello Assistenziale Professionalizzante (MAP), modello nato nel 2007 sulla base della “Teoria della Complessità”, che pone l’attenzione sul paziente e sulle variabili cliniche che incidono sulla complessità.
Il MAP è costituito da due strumenti: il primo consente la valutazione della complessità assistenziale della persona assistita, mentre il secondo consente la stima del correlato fabbisogno di risorse umane.
La metodologia in oggetto prevede l’adozione di tre variabili, quali elementi costitutivi per la valutazione della complessità assistenziale:
- la stabilità/instabilità clinica della persona assistita (dimensione della stabilità clinica);
- la capacità dell’assistito di definire le proprie necessità e di scegliere i comportamenti a lui più idonei (dimensione della responsività);
- la possibilità dell’assistito di agire su se stesso autonomamente ed efficacemente (dimensione dell’indipendenza).
Per ognuna di queste variabili, il MAP identifica funzioni e parametri attraverso i quali realizzare il processo di valutazione della complessità assistenziale della persona assistita.